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LA CRISI AL TEATRO ALLA SCALA La crisi del Teatro alla Scala, che i cittadini milanesi vivono con sempre maggiore preoccupazione, è un argomento molto scivoloso. Molte cose di questa crisi non si comprendono. Non si capisce perchè il Consiglio di Amministrazione ci teneva tanto a liberarsi di Carlo Fontana dal momento che gli hanno pubblicamente attribuito un comportamento corretto, limpido e una prevalente buona fede nella sua condotta. E’ probabile però che d’altra parte non abbia fatto quel bene che ci si poteva aspettare. Comunque sembra che il vero conflitto sia avvenuto tra Muti e Fontana. In questa confusione, si puo’ pensare che Fontana esca con l’aureola del martire oppure che esca chiedendo, come potrebbe, un risarcimento quanto mai gravoso per le tasche dei cittadini, della sua immagine evidentemente colpita. Tra
uomini di cultura e uomini d’amministrazione, c’è una enorme
incolmabile differenza. Certo è che nel caso di amministrazione di soldi
pubblici e di immagine della città, spettava all’uomo
d’amministrazione e cioè al sindaco di far tacere dissidi culturali che
si sarebbero risolti naturalmente alla scadenza del mandato Fontana. Se
Muti, oltre ad essere il direttore d’orchestra che è fosse stato anche
uomo di comprensione umana, avrebbe potuto tollerare per qualche mese
ancora il mandato Fontana. La
Città Ideale conclude che questa vicenda così triste per l’immagine di
Milano avrebbe potuto non verificarsi se il sindaco, interpretando la
mentalità dei milanesi, invece del suo agire dittatoriale avesse usato la
vera politica che è quella della comprensione reciproca. |
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